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Intervista – giornale Le Monde – di Pauline Garaude – 17 settembre 2002.

Più di un semplice festival, gli Rendez-Vous elettronici sono diventati un manifesto delle culture elettroniche. Per la loro quinta edizione, che si svolge dal 6 al 24 settembre, l’immagine occupa un ruolo di primo piano. Olivier Isselin, direttore artistico degli Rendez-Vous, presenta le linee guida.

L’immagine ha un ruolo essenziale negli Rendez-Vous elettronici 2002. Qual è la tua ambizione per questa quinta edizione del festival?

Nella nostra società, credo che il pubblico si formi un’opinione attraverso l’immagine. È ciò che colpisce di più, ciò che primeggia sulle parole. È anche il riflesso della nostra cultura, dato che gli artisti di oggi appartengono a una generazione nata dall’immagine. Era quindi importante rivelare la sua onnipresenza nella sfera culturale elettronica, attraverso tutte le forme di espressione che essa assume. Si tratta di mostrare al pubblico che esiste altro oltre a ciò che viene proposto dalla televisione o dai grandi produttori di cultura commerciale. Le culture elettroniche disturbano perché cercano appunto di essere libere e rifiutano i “diktat” di alcune multinazionali. Voglio rappresentare un campione che dimostra come l’immagine e le culture elettroniche includano sia correnti “trans” e psichedeliche, il reportage o il film nell’esempio del ciclo “Nuove immagini di programmazione”, sia le performance dei “video-jockey”, i video musicali o la fotografia con il festival #rt Outsiders. Saranno organizzate due conferenze dedicate ai legami sempre più stretti tra la musica elettronica, il cinema e i videogiochi, in cui la sinergia si rafforza tra il creatore di giochi, il creatore di immagini e il creatore di suoni.

Come spieghi l’importanza crescente dell’immagine nella sfera della musica elettronica?

Questa musica non costituisce mai di per sé uno spettacolo visivo come può esserlo un concerto di David Bowie. Un DJ che mixa non offre nulla dal punto di vista scenico. C’è uno spazio da riempire, una scenografia da concepire intorno alla musica. Pertanto, l’immagine è parte integrante della musica, così come il luogo e la morfologia dello spazio. Tuttavia, nel campo elettronico, e nell’immagine, non si inventa nulla, tutto evolve. Nelle performance per il grande pubblico, i Pink Floyd sono stati i primi grandi architetti, sul palco, della luce e dell’immagine legate alla musica. Sono i primi a aver offerto al luogo una nuova concezione. Il gruppo ha creato un’atmosfera, un tutto, legando insieme musica, immagine, video, luogo e luce.

Il “vee jaying” è una delle performance artistiche associate alla musica elettronica. Inoltre, sempre più VJ pubblicano le loro esibizioni su DVD. Il marchio audiovisivo inglese Addictive TV commercializza già i suoi DVD intitolati “Mix Masters #1 e #2”. Cosa simboleggia questa evoluzione?

La pratica del “vee jaying” è molto diversificata. Ci sono diversi tipi di VJ: quelli che creano immagini, filmate o realizzate al computer, appositamente per mixarle successivamente con la musica. Quelli che lavorano contemporaneamente al DJ e altri che progettano un live con immagini da proiettare. Il video rimane un campo molto difficile per gli artisti, poiché è difficile da vendere, da qui l’utilità del DVD. Ma non illudiamoci: un artista deve poter vivere. Fissare una creazione su un supporto e commercializzarla può consentirgli di farlo. Come un disco. Fino ad oggi, il live dominava perché le tecnologie non permettevano altro.”


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